Il complesso monumentale del Carmine, per stile architettonico (rococò) e per ampiezza spaziale, circa 3.000 mq, rappresenta la struttura architettonica più significativa della cultura tardo barocca nell’area iblea del settecento post terremoto. L’impianto progettuale seguito alla distruzione del terremoto del 1693 fu affidato all’architetto fra Alberto Maria di San Giovanni, carmelitano residente a Scicli nello stesso convento, e, all’inizio dell’’800, per la parte abisidale della Chiesa assieme alla sagrestia, all’architetto Salvatore Alì. Pur nella sua complessità costruttiva la struttura si presenta lineare, luminosa e stilisticamente abbastanza omogenea nei disegni, nei manufatti decorativi e nel colore dell’aula. Gli stucchi monocromi, presenti all’interno della Chiesa, sono attribuiti a Giovanni Gianforma stuccatore palermitano allievo di Giacomo Serpotta.
L’interno della Chiesa è caratterizzato da un’aula centrale di forma rettangolare contraddistinta ai lati da altari marmorei policromi, tre per ogni lato, da un’abside di forma semicircolare su cui nella parte finale è costruita una nicchia che sovrasta l’altare marmoreo policromo e da un nartece contraddistinto da un ampio coro sovrastante.
La facciata, a tre ordini, è arricchita da sette imponenti statue. La cella campanaria, diversamente dalle altre architetture religiose della città, è posta sul lato sinistro della Chiesa proprio a fianco dell’abside.
La parte del convento che si affaccia su piazza Busacca, si presenta a due ordini caratterizzata da una successione di finestre delineate da esili modanature interrotte al centro da un portale in basso e da un finestrone in alto che riprende il disegno di quello del prospetto della facciata.
Storicamente il complesso ha diversi momenti costruttivi. Uno riguarda la vecchia Chiesa, che si fa risalire intorno al 1366, e scaturisce dall’abbinamento di due chiese quella di San Giacomo l’Interciso e la collaterale dell’Annunziata. La nuova Chiesa invece è quella del post terremoto del 1636 i cui lavori vengono ultimati nel 1764. All’inizio dell’’800 la parte absidale della chiesa, a seguito di alcuni crolli, fu abbattuta e ricostruita su progetto dell’architetto Salvatore Alì.
Tra le opere d’arte sono da ammirare la statua della Madonna del Carmine, opera del 1760, di Francesco Castro, la tela rappresentante l’Adorazione dei pastori (1737) di Anonimo, e diverse opere attribuite al pittore netino Costantino Carasi come la tela dell’Annunciazione (metà sec. XVIII), la Trasfigurazione e due tele con soggetto relativo a Santi Carmelitani. Interessanti sono le cornici in stile rococò (1782-83) che incorniciano le cinque tele poste sopra gli altari delle cappelle della navata centrale, il pulpito ligneo in noce, la sedia del celebrante, i paliotti in marmi policromi degli altari (1768) attribuiti a Tommaso Privitera e gli stucchi (1764) dell’allievo del Serpotta Giovanni Gianforma.