Quale sarà il ruolo del turismo nei programmi della sua amministrazione?
Il turismo è un settore in crescita, importantissima nicchia di produzione di ricchezza per Scicli. Come imprenditore vorrei che il Comune innanzitutto non mi facesse concorrenza con strampalate iniziative, spesso di favore a qualche monopolista di quartiere, oppure con anacronistici intenti di pianificazione in stile Unione Sovietica, ma piuttosto preferirei ancora che si occupasse di rendere effettivamente più libero ed equo il mercato entro cui operano le imprese private. Anche quella porzione piccola di Mercato della nostra periferia, intendo. Ciò significa innanzitutto fluidificare le procedure burocratiche e verificare che non vi siano distorsioni di Mercato, né oligopoli o monopoli. Così intendo vedere il compito di regolazione del Mercato da parte dei poteri pubblici. Ed è questo il mio impegno politico.
L’economia di Scicli è stata da sempre un’economia agricola. Negli ultimi anni alcuni processi come il riconoscimento UNESCO, la serie delle fiction del Commissario Montalbano, l’uso del territorio come set cinematografico per diversi nuovi film, il gruppo pittorico di Scicli, Vinicio Capossela con il brano “L’uomo vivo – inno al Gioia”, ecc. hanno favorito un incremento dei flussi turistici in città ed affiancato questo settore economico a quello agricolo. Secondo i suoi programmi come e quale deve essere il rapporto del territorio in funzione dei due settori portanti dell’economia di Scicli?
Scicli vive ancora oggi soprattutto grazie ai rapporti produttivi che nascono nel settore agricolo, che resta primario. E però evidentemente questo sotto gli occhi di tutti è in crisi. Ciò proprio per una serie di ragioni che provengono dalla incapacità politica a saper regolare il Mercato in senso virtuoso. È poi impensabile ipotizzare di poter dedicare le attività lavorative di un luogo qualsiasi a un solo aspetto della produzione. La monocultura e la monocoltura fanno male a tutti. Bisogna integrare, anzi meglio ancora mettere in relazione il turismo con gli altri settori. Il connubio tra turismo e agricoltura, per esempio, si risolve in promozione dei nostri prodotti enogastronomici, scoperta e pubblicità per le tante masserie, e in generale per tutte le imprese impegnate nel territorio in tal senso. Per esemplificare: si pensi al cicloturista, che è senz’altro interessato alla degustazione di prodotti tipici locali. Occorre ovviamente fare rete, con tutti i paesi vicini, nell’orbita UNESCO. L’amministrazione comunale può intervenire agevolando tali dinamiche. Come ho detto prima, può farlo alleggerendo le pesantezze burocratiche. Inoltre, nelle sedi opportune deve saper promuovere il territorio. La mancata bandiera blu per le nostre spiagge, ad esempio, è un fatto gravissimo.
Quale deve essere, secondo il suo programma elettorale, il modello di sviluppo della città per il prossimo quinquennio sia in ambito economico e finanziario, sia in ambito sociale ed ambientale.
La crescita infinita in economia non è possibile, mentre è naturale lo sviluppo. Quello che è accaduto in agricoltura, a causa della monocultura di produzione, rischia di ripetersi nel turismo. Il modello di produzione di Scicli deve essere improntato alla trasformazione della quantità in qualità, altrimenti le nostre imprese non potranno mai concorrere efficacemente nel Mercato moderno globale. Qualità significa rendere il territorio apprezzabile. In ciò il Comune ha capacità enormi di intervento. E il Green new Deal offre strumenti eccezionali per poterlo fare nel migliore dei modi. Io immagino una Scicli verde, cioè con più alberi e una viabilità più attenta al transito di pedoni, ciclisti e in generale mezzi ecologici alternativi. Non solo per estetica, ma per il vantaggio in salute. In una città bella e sana i cittadini sono felici.
Con quali progetti e modalità di fruizione turistica intende valorizzare il patrimonio paesaggistico, architettonico, folcloristico e culturale della città?
Come ho già detto voglio alberi, molti alberi, perché significa bellezza e ristoro per i forestieri, salute per i cittadini, e siccome le piante raffreddano pure la temperatura dell’asfalto, prospetticamente significa anche una minor spesa in riparazioni stradali. A parte la battuta, io penso a San Matteo come al possibile polmone verde del paese, ma il colle è essenzialmente il cuore pulsante delle nostre tradizioni. È veramente increscioso che Chiafura non sia ancora fruibile. Ma si badi bene, non dobbiamo vendere un prodotto ai turisti, quanto piuttosto renderli partecipi della nostra cultura. Lì su c’è la nostra storia. Per quel che invece riguarda il paese vivo, la società a valle, penso che si debba ripartire dai quartieri, dove è direttamente la comunità a operare. E lo fa al di fuori degli interessi di fazione politica. Le feste della pietà popolare, o quelle che sono nate autonomamente in modo laico, e quelle che nasceranno ancora, vanno poste in un calendario comune. Perché qui non dobbiamo destagionalizzare, ma precisamente promuovere il territorio per quel che è in ogni stagione. La diversità ci rende interessanti! E poi decoro, decoro, decoro! La cura dell’urbanità, troppo spesso dimenticata in questi anni.
Come intende modificare e strutturare un adeguato piano programmatico di sviluppo turistico del territorio in rapporto alle strutture ricettive esistenti ed a quelle ancora possibili in considerazione di un incremento dei flussi turistici?
In parte ho già risposto, ma ribadisco con un simbolico “Whatever It Takes!”, che tradotto nelle nostre proporzioni territoriali vuol dire: la minor ingerenza possibile del potere pubblico negli affari dei privati, la massima promozione equidistante di tutte le imprese operanti nel modello produttivo, il supporto per il tramite di un impegno politico volto a intervenire sostanzialmente negli aspetti dei tributi locali, affinché siano meno gravosi per cittadini e imprese, e poi – laddove possibile – occorre al più presto alleggerire gli iter burocratici. Tutto quanto è richiesto, tutto quanto è possibile, sarà fatto. Io vengo dal mondo delle imprese, e so per esperienza cosa deve fare e non fare il potere pubblico per promuovere un territorio in modo virtuoso.