Monumento singolare per la sua posizione scenografica all’interno di un tipico contesto naturale roccioso formato dai colli di San Matteo e della Croce. Dal punto di vista urbanistico il contesto attorno alla Chiesa risulta composto da numerose grotte, quasi tutte abitate fino a qualche anno fa, e da abitazioni che, situate in mezzo a scalinate che dal colle scendono lentamente fino a fondovalle, danno l’idea di un impianto presepiale attorno alla Chiesa.
Paolo Portoghesi, che lavorò a Scicli per la variante al piano regolatore generale della città, restò impressionato dell’impianto scenografico della Chiesa di S. Bartolomeo e la descrisse “Unica per la bellezza dell’accostamento con lo scenario naturale, sembra veramente una perla dentro le valve di una conchiglia”.
Diversi storici locali fanno risalire la sua costruzione agli inizi del 1400 ma l’impianto attuale, in continuità con la struttura originaria, unica sopravvissuta al terremoto del 1693, è arricchito da elementi architettonici tipici di un linguaggio tardo barocco, si definisce nel 1815 con la costruzione della facciata-torre, contraddistinta da tre ordini che culminano nella caratteristica cupola a costoloni.
L’interno della Chiesa è formato da un’unica aula a croce latina con il transetto in posizione centrale, arricchito da decorazioni in stucco di particolare pregio curati da Giuseppe e Giovanni Gianforma, da cappelle incassate all’interno della muratura, da numerose opere d’arte, da dieci paliotti marmorei realizzati dal catanese Domenico Viola, da due monumenti funebri in marmi mischi (policromi) e da stalli lignei in noce eseguiti da Selexio Laganà.
Tra le opere d’arte sono da ammirare il quadro del martirio di S. Bartolomeo, sistemato nella parete di fondo, opera del romano Francesco Pascucci (1779), la Deposizione del Cristo e lo svenimento di Maria opera di Mattia Preti (seconda metà del sec. XVII), l’Immacolata tra i Santi Bartolomeo e Guglielmo (1630) di Francesco Cassarino, il presepe policromo con statue, in grandi dimensioni, scolpite in legno di tiglio dall’artista napolitano Pietro Padula (1773), la statua dell’Immacolata Concezione rivestita in argento ad opera degli argentieri Gaetano, Emanuele e Corrado Catera, la “Sacra Cassa”, urna reliquario rivestito di lamine d’argento con rappresentazioni di scene della vita di S. Bartolomeo, il gruppo con le sculture del Crocifisso, Maria Addolorata, Maria Maddalena e San Giovanni.
L’antico e monumentale presepe di San Bartolomeo
Tra i vari presepi presenti all’interno delle Chiese quello di Scicli, posto all’interno della Chiesa di San Bartolomeo Apostolo, rappresenta, per la sua originale scenografia e per l’artistica fattura dei personaggi, finemente lavorati, su legno di tiglio, dallo scultore napoletano Pietro Padula nel Settecento, uno dei monumenti di arte sacra tra i più significativi di quelli che si trovano nel meridione d’Italia.
Visitando la Chiesa di San Bartolomeo Apostolo nel suo interno, proprio nel vano adiacente la cappella dell’Immacolata posta a sinistra del transetto, trova collocazione l’artistico presepe.
Due ampie aperture in vetro una, quella principale per la scena della Natività, posta a lato del transetto e l’altra prospiciente l’aula, consentono la panoramica visione di tutto il contesto presepiale. Esso risulta caratterizzato da un ambiente scenografico, costruito sullo sfondo attorno al gruppo della Natività, tipico del contesto naturale urbanistico e paesaggistico della cava di San Bartolomeo fatto di grotte, rocce, case che si arrampicano sulla collina tra viuzze, scalinate, ovili, spazi urbani, boschi, e animato da personaggi tipici della comunità sciclitana del Settecento.
Delle 65 statue di circa un metro di altezza scolpite da Pietro Padula tra il 1773 ed il 1776 ne rimangono ormai soltanto 29.
Il gruppo della Natività è collocato sopra un piedistallo nella parte centrale del vano con un fondale rappresentante il rudere di un imponente manufatto architettonico sovrastato da una bellissima Gloria di Angeli e Serafini che fanno da corona a Maria, Giuseppe e al Bambino Gesù, di forma tipicamente classicheggiante.
Gli altri personaggi, che fanno tutti da corona al gruppo centrale, rispecchiano nei costumi, nei modi e nella fisionomia, nelle attrezzature e nelle usanze la società settecentesca della cava di San Bartolomeo con i suoi contadini, pastori, artigiani, mendicanti, donne e bambini. Un vero spaccato della storia e realtà locale capace di far rivivere quel contesto urbano e sociale tipico del periodo post terremoto che ha gravemente distrutto Scicli nel 1693.